Scadenze fiscali di marzo 2022: le date da ricordare

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Nell’approfondimento di oggi è presente una panoramica delle principali date da segnare sul calendario per non dimenticare alcun adempimento fiscale. Dalla Certificazione Unica al saldo IVA, passando per l’invio dei dati relativi. Ecco le scadenze fiscali del mese di marzo.

Quali date segnare sul calendario per le scadenze fiscali di marzo

Nuove e importanti scadenze fiscali da rispettare per il mese di marzo 2022. Tra le principali scadenze del mese abbiamo la CU, ossia l’invio della Certificazione Unica. Ecco tutte le date da segnare e gli appuntamenti fiscali da non dimenticare.

15 marzo: comunicazioni e adempimenti contabili

Al 15 del mese è fissata la comunicazione dei dati sul canone TV addebitabile e accreditabile nelle fatture delle imprese elettriche, riferite al mese precedente.

Per i soggetti IVA si prevede l’emissione e la registrazione delle fatture differite su beni consegnati nel mese solare precedente e risultanti da documenti di trasporto.

Le ADS, Pro-loco e ulteriori associazioni devono segnare l’ammontare dei corrispettivi e di qualsiasi provento conseguito nelle attività commerciali.

Gli esercenti del commercio al minuto devono registrare le operazioni per le quali hanno rilasciato lo scontrino o ricevuta fiscale nel mese solare precedente.

16 marzo

Il 16 marzo è la data più importante del mese per gli adempimenti. Tra questi abbiamo l’imposta sui trattenimenti, la Tobin Tax sugli strumenti finanziari e similari e l’imposta sostitutiva riguardo alle ritenute di acconto del mese precedente.

Inoltre, in riferimento all’IVA, si ricorda il versamento della stessa:

  • riferita al mese precedente tramite F24;
  • da parte di coloro che vendono beni tecnologici a distanza;
  • per gli enti pubblici con tesoreria unica;
  • per la scissione dei pagamenti;
  • saldo IVA 2022 in riferimento ad enti pubblici con tesoreria unica.

Sempre il 16 marzo avviene la consegna, agli interessati, della Certificazione Unica. Questo documento contiene dati fiscali e previdenziali sulle certificazioni da lavoro dipendente, assimilati e assistenza fiscale e alle certificazioni lavoro autonomo.

In questa data, poi, c’è anche la scadenza del saldo IVA. Entro il 16 marzo 2022, in conclusione, le società di capitali egli enti commerciali devono versare la tassa annuale per la vidimazione dei libri sociali. Tali società, inoltre, devono versare la tassa annuale di concessione governativa per la numerazione e bollatura dei libri e registri sociali per lo stesso anno.

18 marzo

Il 18 marzo è l’ultimo giorno utile per regolarizzare i versamenti di imposte e ritenute non effettuati in misura insufficiente entro il 16 febbraio 2022.

Si prevede, inoltre, una maggiorazione degli interessi legali e della sanzione ridotta a un decimo del minimo (ravvedimento breve).

21 marzo e 25 marzo

Nella data del 21 marzo sono previste: la comunicazione all’Agenzia delle Entrate dei dati relativi al canone TV addebitato, accreditato, riscosso e riversato; l’opposizione all’utilizzazione dei dati delle erogazioni liberali effettuate nell’anno precedete per elaborare la dichiarazione dei redditi pre-compilata.

Al 25 marzo, invece, si fissa la presentazione degli elenchi riepilogativi delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi rese nel mese precedente nei confronti di soggetti UE.

31 marzo

Il 31 marzo si prevede il versamento dell’imposta sui premi accessori da parte delle imprese di assicurazione, per febbraio 2022, e di conguagli di gennaio 2022. La procedura avviene tramite modello F24, e sono coinvolte società di capitali, Spa, Srl, Cooperative, Sapa, enti pubblici o privati diversi.

In conclusione, scade la presentazione dell’INTRA per enti non commerciali e agricoltori esonerati. Oltre a questa, scadono anche le comunicazioni all’Agenzia dell’annullamento dei dati del canone TV nelle fatture emesse da imprese elettriche.

Incentivi assunzioni: proroga e nuovi massimali 2022

assunzioni 2022

Novità per i bonus assunzioni 2022. La Commissione Europea ha dato il via libera per gli sgravi contributivi per le assunzioni di under 36 e donne svantaggiate, sino al 30 giugno 2022. La comunicazione è dell’INPS, tramite il messaggio 403 del 26 gennaio. Prorogata al 30 giugno anche l’autorizzazione per lo sgravio Decontribuzione Sud.

Bonus assunzioni 2022: gli under 36

La Legge n. 178/2020 (Manovra 2021) ha stabilito uno sgravio pari al 100% dei contributi INPS carico azienda, nel limite massimo di 6 mila euro annui e per trentasei mesi. Gli sgravi sono a beneficio di coloro che assumono a tempo indeterminato o che trasformano a tempo indeterminato tutti i soggetti che nel biennio 2021-2022 abbiano un età inferiore o uguale a 35 anni e 364 giorni, dunque under 36.

L’agevolazione è riservata a coloro che non sono occupati a tempo indeterminato con il medesimo o altro datore di lavoro, nel corso della vita lavorativa.

Non sono sgravabili, tuttavia, le assunzioni con contratto di:

  • apprendistato;
  • lavoro intermittente o job on call;
  • domestico;
  • lavoro occasionale.

Possono accedere alla misura i rapporti a tempo indeterminato con gli under 36 in regime part-time o nel caso in cui il lavoratore stesso sia socio di cooperativa.

Il beneficio non può superare la soglia di 6 mila euro annui, ossia 500 euro mensili.

L’esonero è elevato a quarantotto mesi per i datori che effettuano assunzioni in una sede o unità produttiva situata in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Bonus per le donne svantaggiate

La Manovra ha considerato e esteso l’esonero anche per i lavoratori privati che assumono:

  • donne con almeno cinquant’anni di età disoccupate da oltre dodici mesi;
  • donne di qualsiasi età, residenti in regioni ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea.

E ancora:

  • donne di qualsiasi età che svolgono professioni o attività lavorative in settori economici caratterizzati da un’accentuata disparità occupazionale di genere e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;
  • donne di qualsiasi età ovunque residenti, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno ventiquattro mesi.

L’incentivo spetta per:

  • dodici mesi in caso di assunzioni a tempo determinato;
  • diciotto mesi a fronte di assunzioni a tempo indeterminato;
  • diciotto mesi complessivi a decorrere dalla data di assunzione, a fronte di trasformazioni a tempo indeterminato di un rapporto a termine agevolato.

Bonus assunzioni 2022: Decontribuzione Sud

Infine, per contenere gli effetti sull’occupazione in aree caratterizzate da gravi situazioni di disagio socio-economico, l’esonero contributivo, detto Decontribuzione Sud, è stato esteso al 31 dicembre 2029 a opera della Legge di Bilancio 2021.

L’agevolazione consiste in un esonero dal versamento dei contributi INPS carico azienda in misura pari al 30% sino al 31 dicembre 2020.

La Manovra 2021, nel prorogare la misura al 2029, ha differenziato così la percentuale sgravabile:

  • 30% fino al 31 dicembre 2025;
  • 20% per gli anni 2026 – 2027;
  • 10% per gli anni 2028 – 2029.

Le regioni interessate sono Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

L’esonero si applica ai rapporti di lavoro dipendente, eccezion fatta per i contratti di lavoro domestico ed il settore agricolo.

Fondo per attività chiuse o sospese: il decreto sostegni Ter

attività chiuse

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.21 del 27 gennaio 2022 il Decreto Legge n.4 noto come Decreto Sostegni Ter. In particolare, nel primo articolo, sono previste norme a beneficio per tutte le attività chiuse o sospese a causa della pandemia. Si fa riferimento a discoteche, sale da ballo, night-club etc.

20 milioni per le attività chiuse o sospese

Il fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse è stato rifinanziato con un importo di 20 milioni per l’anno 2022. Questi sono destinate alle attività che alla data del 27 gennaio (data di entrata in vigore del decreto) sono chiuse in conseguenza delle misure di prevenzione. Queste sono adottate ai sensi dell’articolo 6, comma2, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n.221.

Per i soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione, per tutti li aventi domicilio fiscale, sede legale o operativa nel territorio dello Stato, le cui attività sono sospese o vietate sino al 31 gennaio 2022 sono sospesi:

  • termini relativi ai versamenti delle ritenute alla fone e delle trattenute relative all’addizionale regionale e comunale nel mese di gennaio 2022;
  • termini dei versamenti relativi all’imposta sul valore aggiunto in scadenza del mese di gennaio.

I versamenti sospesi sono effettuati in un’unica soluzione entro il 16 settembre 2022. Inoltre, quanto già versato, non si mostra rimborsabile.

Misure per il commercio al dettaglio

Il settore del commercio è destinatario, anch’esso, di specifiche agevolazioni.

In primo luogo, tramite l’articolo 2, si riconosce un contributo a fondo perduto a favore delle imprese di commercio al dettaglio, con i seguenti codici ATECO: 2007: 47.19, 47.30, 47.43, 47.5 e 47.6, 47.71, 47.72, 47.75, 47.76, 47.77, 47.78, 47.79, 47.82, 47.89 e 47.99.

Il contributo spetta esclusivamente alle imprese con un ammontare di ricavi riferito al 2019 non superiore a 2 milioni di euro, che hanno subito una riduzione del fatturato nel 2021 non inferiore al 30% rispetto al 2019.

L’ammontare del contributo a fondo perduto è così determinato:

  • in misura pari all’importo ottenuto;
  • si una percentuale pari alla differenza tra l’ammontare medio mensile dei ricavi relativi al periodo d’imposta 2021 e l’ammontare medio mensile dei medesimi ricavi riferiti al periodo d’imposta.

Al fine di ottenere il contributo a fondo perduto, le imprese dovranno presentare, esclusivamente in via telematica, un’istanza al Ministero dello Sviluppo economico, nei termini e secondo le modalità che saranno definiti da un provvedimento dello stesso Ministero.

Nel caso in cui le risorse stanziate non siano sufficienti il Ministero dello sviluppo economico provvederà a ridurre in modo proporzionale il contributo. Ciò avviene sulla base dei fondi disponibili e del numero di domande ammissibili pervenute, tenendo conto delle diverse fasce di ricavi.

Le PMI crescono grazie all’utilizzo della Firma Elettronica

firma elettronica

La Firma Elettronica si impone tra le imprese italiane che vogliono restare altamente competitive, questo a causa della necessità di innovazione.

La trasformazione digitale rende imprenditori, liberi professionisti e piccole e medie imprese attente alla costante ricerca di soluzioni che migliorano i processi lavorativi.

La Firma Elettronica e il rapporto con le PMI

La Firma Elettronica si conferma uno tra gli strumenti più efficaci per l’ottenimento di risultati positivi in termini di competitività. Si tratta di una firma, chiaramente digitale, che ha il medesimo valore legale della firma autografa e garantisce sicurezza e autenticità dei documenti informatici sottoscritti e trasmessi tramite mail.

Come detto, la firma digitale è dunque l’equivalente di una firma autografa apposta tradizionalmente su carta. Possiede autenticità, integrità e ha piena validità legale. Risulta utile nella sottoscrizione di documenti inviati via e-mail o altri servizi di messaggistica alla Pubblica Amministrazione.

Il servizio di firma digitale consente di avere il certificato di autenticazione CNS, acronimo di Carta Nazionale dei Servizi, che permette l’accesso ai servizi online della PA.

Quanto viene utilizzata

Le Piccole e Medie imprese italiane hanno colto profondamente i vantaggi legati all’utilizzo della Firma Elettronica, essendo uno strumento che consente di interloquire con tutte le realtà, supportando la trasformazione digitale.

Il 74% delle aziende ha adottato almeno una tecnologia di Firma Elettronica. Il 17% la utilizza almeno una volta al giorno, il 22% una volta a settimana e il 34% una volta al mese. Il settore bancario e assicurativo sono in cima alla lista di coloro che lo sfruttano maggiormente.

Circa il 75% delle aziende sono alla ricerca di nuove soluzioni che ne migliorino il lavoro quotidiano.

La Firma Elettronica viene utilizzata principalmente nella gestione delle risorse umane per la compilazione di moduli fiscali (24%), per firmare contratti, referti, moduli, fatture, atti, convenzioni, etc. (19%). Nell’area marketing e vendite per la stipulazione di contratti con i clienti e gli utenti di servizi (16%). Nei rapporti con le banche per l’apertura e gestione del conto (12%) e, infine, nella finanza per la documentazione relativa alla contabilità (12%).

Appare chiaro che l’utilizzo della Firma Elettronica si impone con forza tra le imprese italiane propense all’adozione di nuove soluzioni, orientate all’utilizzo di strumenti digitali.

Legge di delegazione europea: tutte le novità su lavoro e tirocinio

legge europea

È stata pubblicata, in Gazzetta Ufficiale il 17 gennaio 2022, la Legge europea n. 238 2021. Fa riferimento al recepimento della normativa comunitaria e adeguamento per sanare procedure di infrazione su aspetti delle leggi italiane che si allontanavano dalle direttive europee.

Si tratta di diritto dei lavoratori, di prestazioni sociali a cittadini extracomunitari, di riconoscimento delle qualifiche per le attività professionali e di validità dei tirocini.

Eccole nel dettaglio.

La Legge europea e la libera circolazione dei lavoratori

La legge di delegazione europea come detto, interviene sulle normative vigenti per modificare e intervenire su problematiche esistenti. Nell’articolo 1 si lavora per contrastare la direttiva n. 2014/54/UE1 sull’esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori nel quadro della libera circolazione.

Le disposizioni delegano l’Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali (UNAR) per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni, fondate sulla nazionalità.

Riconoscimento figure professionali e tirocini

Proseguendo nell’analisi del testo, l’articolo 4 tratta del riconoscimento delle qualifiche professionali. Le novità sono relative al riconoscimento delle qualifiche, dei tirocini professionali effettuati al di fuori del territorio nazionali. Non si fa riferimento solo ai cittadini italiani, ma anche a tutti gli altri cittadini degli Stati membri dell’Unione europea residenti in Italia.

Nel suddetto articolo si modifica, inoltre, il comma 1, secondo il quale anche il nostro ordinamento si instaura il divieto di esigere da un prestatore di servizio un anno di esercizio della professione nello Stato d’origine. La direttiva infatti  stabilisce i casi in cui gli Stati membri non possono limitare, per ragioni attinenti alle qualifiche professionali, la libera prestazione.

Assistenza sociale stranieri, l’articolo 41

Infine, appare di particolare interesse la modifica apportata all’articolo 41 del testo unico immigrazione del D.Lgs. n. 288/1998, che vede l’aggiunta di due commi.

Stando al vecchio testo, difatti, l’articolo 41 subordinava l’estensione ai cittadini extracomunitari delle provvidenze concesse a titolo di assistenza sociale, al possesso di un permesso di soggiorno purché di durata non inferiore a un anno. Seguendo tale norma è capitato che l’INPS negasse la concessione di prestazioni, come l’assegno di natalità o maternità.

Nell’articolo 12, invece, sono ammesse parità di trattamento anche verso i cittadini extracomunitari, ammessi in uno Stato membro per motivi di lavoro a norma del diritto dell’Unione.

Pertanto, dopo le modifiche approvate con la legge europea, la equiparazione ai cittadini italiani ai fini della fruizione delle prestazioni in materia di sicurezza sociale si applica:

  • a tutti i titolari di permesso unico lavoro;
  • ai titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio che svolgano un’attività lavorativa o l’abbiano svolta per un periodo non inferiore a 6 mesi;
  • ai titolari di permesso di soggiorno per motivi di ricerca.

Anche ai fini della fruizione delle prestazioni familiari sono ora equiparati ai cittadini italiani:

  • gli stranieri titolari di permesso unico lavoro autorizzati a svolgere un’attività lavorativa per un periodo superiore a 6 mesi;
  • gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzati a soggiornare per un periodo superiore a 6 mesi.

Due diligence fiscale: di cosa si tratta

due diligence fiscale

Col termine due diligence fiscale si intendono le attività di verifica svolte da specifici advisor, solitamente in fasi di acquisizione societaria, per tutelare il potenziale acquirente da eventuali rischi fiscali latenti sulla società target.

Due diligence fiscale: cos’è

La due diligence fiscale è un’analisi che descrive la situazione dell’azienda in un dato momento della vita dell’impresa.

È un’indagine effettuata da professionisti esperti del settore, come dottori commercialisti o revisori fiscali, che ha come obiettivo quello di verificare le informazioni per valutare l’attività di un’azienda e la sua compliance alla normativa amministrativa e fiscale in vigore.

Può inoltre essere definita come un processo di natura valutativa che consente al soggetto acquirente di conoscere i punti di forza e di debolezza della società target.

In pratica, è il procedimento tramite il quale un imprenditore ha la facoltà di eseguire una verifica della compliance fiscale della società.

Tale attività è svolta come operazione propedeutica verso successivi processi di acquisizione di partecipazioni sociali, fusioni o scissioni, cessioni di azienda o affitti di azienda, etc.

L’attività di due diligence contabile e fiscale si conclude con la redazione di un documento finale denominato due diligence report.

Le diverse tipologie

Per poter una distinzione fra le diverse tipologie occorre distinguere tra:

  • momento di effettuazione della due diligence fiscale;
  • aree di intervento della due diligence fiscale;
  • soggetto che commissione la due diligence.

Quando si ricorre a due diligence fiscale

Nella prassi si utilizza tale attività nelle operazioni straordinarie in cui l’investitore ha bisogno di essere tutelato rispetto all’assunzione di rischi di natura fiscale sulla società target.

Può dunque essere utilizzata durante:

  • acquisizioni di aziende o di partecipazioni societarie;
  • fusioni e scissioni;
  • cessioni o affitto d’azienda;
  • quotazioni in borsa;
  • aumenti di capitale;
  • stipulazione di un contratto di joint venture.

Le due diligence non hanno una durata preimpostata. La durata dipende dalla quantità di informazioni da analizzare e dal livello di approfondimento della verifica. Una due diligence può proseguire anche a causa di potenziali difficoltà incontrate dall’advisor nel corso dell’attività di verifica.

Genericamente, ad ogni modo, si può affermare che tale attività ha una durata media che va dalle due alle sei settimane.

Certificazione unica 2022: istruzioni e scadenze

certificazione unica

La bozza del modello di Certificazione unica 2022 è stata pubblicata dall’Agenzia delle Entrate il 23 dicembre. Ecco le istruzioni e le novità.

Cos’è la Certificazione unica

La Certificazione unica, nota in precedenza come CUD, è un documento fondamentale per fare la dichiarazione annuale dei redditi. Serve a riepilogare tutti i redditi percepiti e le ritenute fiscali subite. Questo, nello specifico, dev’essere emesso dal datore di lavoro per i dipendenti, o dal committente per i lavoratori autonomi.

Il documento contiene i redditi percepiti dai lavoratori  l’anno precedente rispetto a quello in cui viene prodotto e consegnato.

Nella Certificazione unica sono presenti diverse informazioni, tra cui:

  • dati anagrafici di chi ha percepito i redditi certificati;
  • dati identificativi del datore di lavoro o dell’ente di previdenza che ha elaborato la certificazione;
  • informazioni di dettaglio sul reddito;
  • se presenti, dati del coniuge e dei figli a carico (o altri familiari a carico);
  • dati relativi contributi e al TFR;
  • redditi da lavoro autonomo/diversi/percepiti;
  • sezione per la destinazione di 8 per mille, 5 per mille e il 2 per mille dell’IRPEF.

Chi deve fornire la Certificazione unica

Tutti i lavoratori dipendenti o autonomi devono versare le ritenute IRPEF e produrre la relativa Cu. Spetta dunque al sostituto d’imposta, che coincide col datore di lavoro o col committente o cliente.

Coloro che la producono devono sottostare pertanto a due obblighi:

  • trasmettere la Certificazione all’Agenzia delle Entrate;
  • consegnare la Certificazione al cosiddetto percipiente.

Scadenza del 2022

La Certificazione unica 2022 deve essere inviata all’Agenzia delle Entrate e ai percipienti entro il 16 marzo 2022.

La scadenza slitta al 31 ottobre per le certificazioni che contengono esclusivamente redditi esenti o non dichiarabili mediante dichiarazione precompilata.

Il sostituto d’imposta che nel 2022 ha prestato assistenza fiscale deve trasmettere per via telematica all’Agenzia delle Entrate il modello 730/2022 e i corrispondenti prospetti di liquidazione.

Infine, le istruzioni per la modalità di consegna delle buste contenenti la scheda per la scelta dell’otto per mille, del cinque per mille e del due per mille saranno stabilite con apposito provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.

Pil mondiale: nel 2022 raggiunge il tetto dei 100mila miliardi di dollari

pil mondiale

L’economia mondiale raggiungerà di 100mila miliardi di dollari di Pil nel 2022, con due anni di anticipo rispetto alle previsioni. A dare la notizia è il Centre for Economics and Business Research. Sempre secondo le stime la Cina supererà nel 2030 gli Stati Uniti, divenendo la prima economia al mondo.

La crescita del Pil mondiale

Il Center for Business and Economic Research ( CBER ) è un centro di ricerca sulle previsioni e le politiche economiche ospitato all’interno del Miller College of Business negli Stati Uniti. La ricerca CBER comprende l’assistenza sanitaria, le finanze pubbliche, l’economia regionale, i trasporti e gli studi sul settore energetico.

Secondo l’ultima stima effettuata dal Centro il Pil mondiale supererà i 100mila miliardi di dollari nel 2022. In accordo con questo stesso studio la Cina diverrà la prima economia al mondo nel 2030, seppur con 2 anni di ritardo rispetto a quanto previsto.

Il prossimo anno l’India supererà la Francia e nel 2023 la Germania, divenendo così la terza economia del mondo nel 2031.

Berlino, poi, sovrasterà il Giappone, nel 2033, mentre nel secondo semestre del 2030 la Russia dovrebbe entrare nella top 10 e l’Indonesia raggiungere il nono posto nel 2034.

L’Italia fuori dal gruppo dei migliori

In accordo con le stime l’Italia è destinata a mantenere il suo ottavo posto in classifica nel 2022. Il Centre for Economic and Business Research plaude all’operato di Mario Draghi considerandolo il fautore di questa stabilità politica. Tuttavia, non è chiaro quanto quest’ultima sia effettivamente duratura. Nella classifica del World Economic League Table si prevede un peggioramento della nazione. Entro il 2036 pare possa raggiungere il 13esimo posto, abbandonando la top 10.

Le motivazioni dietro la crescita

La crescita dell’economia mondiale pare far riferimento agli stimoli elargiti per far fronte alla pandemia. La ripresa ha innescato una crescita profonda, sebbene sia stata accompagnata da un balzo dell’inflazione. Questo potrebbe causare nel 2023, o 2024, una recessione.

Il caro prezzi è un fenomeno largamente diffuso al quale si è aggiunta un’inflazione salariale. La crescita dei prezzi sta, inoltre, spingendo le banche centrali ad accantonare il concetto di inflazione temporanea e accelerare di contro il ritiro degli stimoli messi in campo per salvare l’economia dalla pandemia di Covid-19.

Le novità fiscali del 2022

novità fiscali

Il nuovo anno porta con sé novità sul fronte fiscale. Prima tra tutte la proroga dell’obbligo di fatturazione elettronica, il divieto di e-fattura per le prestazioni sanitarie e lo slittamento dell’entrata in vigore dei nuovi tipidocumento per l’esterometro. Ecco le novità fiscali del 2022.

Aria di novità fiscali per il nuovo anno

L’arrivo del 2022 è sinonimo di novità fiscali. Prima tra tutte l’approvazione della proroga al 31 dicembre 2024 dell’autorizzazione UE all’Italia per l’obbligo di fattura elettronica, che ora viene estesa anche a coloro che usufruiscono del regime forfettario.

Al 1° luglio 2022 slitta, invece, l’utilizzo esclusivo dei nuovi tipidocumento per le operazioni con l’estero. Si estende inoltre il divieto di e-fattura per prestazioni sanitarie sino al termine del 2022.

Fattura elettronica sino al 2024: la proroga

Destinata a scadere il 31 dicembre di questo anno, è arrivata dall’UE la proroga sino al 2024 relativa all’obbligo della fattura elettronica, o e-fattura.

L’obiettivo primario di tale provvedimento era rendere obbligatoria la fatturazione elettronica per tutti i soggetti passivi stabiliti sul territorio italiano. Le norme dettano sì il principio della piena parità di trattamento tra fattura in formato cartaceo e quella in formato elettronico; ma richiedono l’accettazione del destinatario per ricevere una fattura elettronica.

Già da marzo 2021 l’estensione di tale obbligo ai soggetti passivi che si avvalgono della franchigia per le piccole imprese, includendo tutti i contribuenti sino ad allora esonerati.

Il via libera decisivo è arrivato lo scorso 3 dicembre con il  prot. nr. 14010/21: si è in attesa degli ultimi passaggi formali, con presentazione e approvazione in uno dei prossimi Consigli UE e successiva pubblicazione in GUCE.

La proroga risiede nell’efficacia effettiva che l’attuazione del sistema di fatturazione elettronico ha portato con sé. La lotta all’evasione e alla frode fiscale è stata incrementata, riducendo anche i costi amministrativi per le imprese.

L’estensione dell’ambito di applicazione della misura speciale ai soggetti forfetari sarebbe peraltro in grado di potenziare la capacità dell’Agenzia delle entrate di lottare contro la frode e l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), fornendo un quadro completo delle fatture emesse da tutti i soggetti passivi.

Esterometro, cosa cambia

In sede di conversione in legge del decreto fisco-lavoro n. 146/2021 l’abolizione dell’esterometro slitta al primo luglio 2022. Si tratta della comunicazione telematica dei dati relativi alle cessione di beni e prestazioni di servizi trasfrontaliere. I soggetti passivi trasmettono infatti telematicamente all’Agenzia delle entrate i dati relativi alle operazioni effettuate e ricevute. Tutto verso e da soggetti non stabiliti nel territorio dello Stato.

Per le operazioni realizzate sino al prossimo 30 giugno 2022, si potrà continuare ad inviare i relativi dati con cadenza trimestrale entro la fine del mese successivo al trimestre di riferimento. Dal primo luglio 2022 occorrerà invece obbligatoriamente utilizzare il sistema di interscambio trasmettendo al fisco i tracciati xml di integrazione o di autofattura con i tipidocumento appositamente individuati per integrazioni o autofatture.

Prestazioni sanitarie

La conversione del decreto-legge contiene infine l’estensione del divieto di fatturazione elettronica per tutti i soggetti tenuti all’invio dei dati al Sistema tessera sanitaria. Le prestazioni sanitarie rese nei confronti di persone fisiche dovranno essere documentate emettendo esclusivamente fatture in formato cartaceo.

Riforma Irpef: cosa cambia

riforma irpef

Dalle ultime notizia pare che il credito Irpef verrà cancellato solamente de facto, questo consentirà l’erogazione di un bonus di 100 euro in busta paga sotto forma di detrazione. Ecco a cosa cambia con la riforma Irpef.

La riforma Irpef

La riforma dell’Irpef è stata ufficialmente approvata nei giorni scorsi, in seguito a un aspro confronto in Consiglio dei Ministri tra le forze politiche. Contestualmente si è parlato del bonus da 100 euro in busta paga che, tecnicamente, doveva essere riassorbito dalle detrazioni fiscali.

Nella pratica non è parso essere così, tanto che gli esponenti della maggioranza tentano di far chiarezza per i contribuenti.

È bene ricordare, in primis, che il bonus è stato introdotto inizialmente nel 2016, dal premier dell’epoca, Matteo Renzi. Inizialmente aveva un importo di 80 euro, raggiungendo poi 100 euro con il secondo esecutivo di Giuseppe Conte.

Dalle ultime notizie, pare che il credito Irpef non sarà cancellato, come si credeva. Nella sostanza, il credito Irpef verrà inglobato dal nuovo disegno di aliquota e verrà erogato anche nel 2022, questa volta come detrazione fiscale.

Cosa cambia oggi

Con la trasformazione dell’Irpef in detrazione fiscali, come afferma Luigi Marattin, deputato di Italia Viva e presidente della commissione Finanze della Camera, oltre a ottenere una semplificazione del sistema, trasformare il bonus in detrazione eviterebbe di creare “salti di aliquota marginale effettiva”. Luigi Marattin prosegue affermando  “un bonus può sempre essere cancellato con un tratto di penna, con una detrazione strutturale unica, essendo ‘incastrata’ nel sistema fiscale, è un po’ più difficile”. Con la riforma si definirebbe “il passaggio formale da erogazione diretta a detrazione fiscale”.

Tale sostituzione implica un risparmio nelle casse erariali. Il tutto calcolato a una cifra pari a 16 miliardi di euro. Queste risorse risparmiate dovrebbero andare ad aumentare le detrazioni da lavoro dipendente. Ad oggi, tuttavia, non vi è certezza.

L’erogazione come detrazione

Come detto, il credito Irpef sarà erogato come detrazione. Da quanto si apprende dal governo la riforma delle detrazioni andrà a vantaggio delle fasce medio-basse.

Di pari importanza è il raggiungimento dell’accordo politico sugli scaglioni dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Questi scendono da 5 a 4, come le aliquote. La fascia di reddito più bassa, fino a 15 mila euro, resta invariata al 23%, quella 15-28 mila scende dal 27% al 25%, quella 28-50 mila va dal 38% al 35%, mentre oltre i 50 mila euro annui si passa direttamente al 43%. Viene cancellata, quindi, l’aliquota del 41%.